PELI - Storia di un orso che non lo era
“L’Orso che non lo era”, nonostante sia stata scritta da Frank Tashlin nel lontano1946 è una fiaba molto contemporanea.
E’ la storia di un orso del bosco, che, giunto l’inverno, se ne va come sempre in letargo nella sua grotta sotterranea. Tutto normale fin qua, se non fosse che, pochi giorni dopo, ecco arrivare, proprio in quel bosco, un agguerrito gruppo di uomini che, con pale meccaniche, scavatrici, trattori e camion, in quattro e quattr’otto costruiscono, una grande fabbrica. Quando finalmente giunge la primavera, l’orso si sveglia, esce dalla grotta ma non si ritrova più nel suo mondo naturale. E’ tutto cambiato!
“Dov’è la foresta? Dov’è l’erba? Dove sono gli alberi? Dove sono i fiori?
Dev’essere un sogno. Si, di certo sto sognando...”.
Ma nonostante i forti pizzichi su più parti del corpo, nulla cambia attorno a lui. Il bosco non c’è e non c’è nemmeno l’erba. Niente più alberi e niente più fiori. Non è un sogno. È tutto vero.
Ha inizio così la sua disavventura, alla ricerca di una via di fuga da quell’orribile fabbrica, tra mille peripezie, pericoli e situazioni da non credere.
Sarà un’Odissea molto diversa da quella di Ulisse, perché ora, il nostro protagonista/eroe è una creatura animalesca mentre gli antagonisti, i “mostri” e le “maghe” siamo noi, gli uomini.
Uomini che con il loro comportamento arrogante e limitato, il loro sguardo confuso e inadeguato e la loro sete di sviluppo e ricchezza ad ogni costo, non riescono più a riconoscere ciò che hanno davanti, non riescono nemmeno ad accorgersi che “quel tipo strano” non è un operaio con poca voglia di lavorare, ma solo un orso. Capitato lì in mezzo a loro contro la sua volontà. Il nostro Ulisse, in breve tempo, si ritroverà costretto a lavorare, come un semplice operaio, addetto alla mansione più bassa e umile.
Riuscirà infine l’uomo a convincere anche l’orso essere solo un “povero babbeo con la barba da tagliare e il cappotto di pelliccia”?
Riuscirà l’orso a trovare una via di fuga? O arriverà a negare e smarrire la sua natura più profonda?
La tematica ecologico/ambientalista è centrale in questa narrazione. Durante i laboratori con l’infanzia, condotti durante la fase di ricerca, sono emerse inaspettate domande dai bambini stessi:
Perché l’uomo corre corre corre e non guarda dove va?
Perché un orso non può fare l’orso?
Cosa significa essere selvaggi?
Cosa significa essere umani?
Cosa significa essere ecologici?
Queste e altre domande, che solo per il loro essere arrivate hanno dato nuova energia e profondità al percorso laboratoriale, saranno altrettanto dirompenti e destabilizzanti per la scrittura della drammaturgia.
Crediamo che i bambini e le bambine più piccoli/e siano “maturi” per fare vibrare dento di se’ atmosfere e sfumature filosofiche alte.