Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

MATTEOTTI MEDLEY

MATTEOTTI MEDLEY - Immagine: 1
compagnia: Teatro de Gli Incamminati
di: Maurizio Donadoni
drammaturgia: Maurizio Donadoni
cast: Maurizio Donadoni
regia: Maurizio Donadoni
MATTEOTTI MEDLEY
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Scheda artistica
Scheda tecnica

"Matteotti Medley", è un documentario teatrale in ricordo del deputato socialista rapito e ucciso dai fascisti nel 1924.  Cinque capitoli di un viaggio a ritroso nella vicenda storica, politica, umana del parlamentare socialista, aprendo nel contempo uno squarcio sull’Italia dell’epoca. Fatta di ingenuo consenso popolare e di scaltri speculatori d’alto bordo; di bambini che offrivano  al duce i loro temi  sgrammaticati e d'alti gerarchi preoccupati  solo d'intascare tangenti;  di canzonette patriottiche e manganellate omicide;  di corruzione,  affari sporchi e insieme di entusiasmi giovanili e sincero amore per la patria. Sfondo su cui si delinea potente la figura di un uomo dall’aspetto  gentile, dal carattere inflessibile, dagli occhi cerulei, la cui condotta non deviò mai dalla difesa ad oltranza della democrazia. Parlando a dei coetanei del tempo, un Giacomo Matteotti poco più che ventenne (si era iscritto -al partito socialista a tredici anni) aveva detto: “Ogni epoca ha avuto i suoi martiri, le sue vittime, gli inutili eroi che col loro sacrificio, hanno aperto gli occhi e la strada agli altri”. Vent’anni dopo, il 10 giugno del 1924, in un lunedì di sole cocente, a Roma, sul lungotevere Arnaldo da Brescia, quel "ragazzo" veniva rapito e ucciso da un gruppo di “arditi” del fascio milanese, comandati da un certo Amerigo Dùmini, detto “dodici omicidi”. Era una squadra della cosiddetta “Ceka fascista”, organismo segreto ma neppure tanto, voluto da Mussolini per mettere a tacere gli oppositori. Oggi una via, un corso, una piazza Giacomo Matteotti esistono in molte città d’ Italia. E se qualcuno vuole sapere come ci si arriva rispondiamo con facilità. Se però ci viene chiesto a bruciapelo chi era Giacomo Matteotti, pochi di noi saprebbero andare oltre un generico: “deputato socialista rapito e ucciso dai fascisti. ”Che si sappia così poco della storia di questo “inutile eroe”, grazie al cui sacrificio, e a quello di tanti altri, oggi viviamo in libertà, è un peccato. Il suo rapimento ed assassinio fu uno snodo fondamentale nell’affermazione del regime totalitario in Italia. Per qualche tempo, in seguito a quel delitto, il fascismo sembrò sul punto di “sfasciarsi”. L’occasione, com’è noto, fu persa dalle opposizioni che, ritiratesi dal parlamento, furono sbeffeggiate da Mussolini che potè impunemente dichiarare di assumersi tutta “la responsabilità politica, morale, storica” di quanto era avvenuto. E via, a passo di parata, verso la dittatura. Ma anche la vicenda umana di Matteotti, che con quella politica si intreccia inestricabile, è davvero interessante. A partire (scorrendone al contrario la biografia) dal rapporto intenso e passionale con la moglie Velia; alle ore passate a giocare carponi sul pavimento di casa, in via Pisanelli 40, con Matteo, Giancarlo ed Isabella, i tre amatissimi figli; a quelle passate a spulciare bilanci dello stato nella biblioteca parlamentare; alle incomprensioni con alcuni compagni di partito a causa del suo status di “socialista milionario”; all’attività comunque instancabile a favore dei contadini del natio Polesine; agli scontri dentro e fuori la camera dei deputati con i fascisti; all’attaccamento per i due fratelli morti prematuramente, Silvio e Matteo, con cui giocava, a Fratta Polesine, nella bottega di mamma Elisabetta e papà Gerolamo.