Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

3 PIGS. Cosa è casa

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3 PIGS. Cosa è casa - Immagine: 2
3 PIGS. Cosa è casa - Immagine: 3
compagnia: Scarlattine Progetti
di: Anna Fascendini
tratto da: I tre porcellini
drammaturgia: Sofia Bolognini
cast: Benedetta Brambilla, Barbara Mattavelli, Sara Milani
regia: Anna Fascendini
durata: 50 minuti
3 PIGS. Cosa è casa
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Scheda tecnica

Tre attrici raccontano senza parole e danno vita a una nuova versione della favola classica attraverso il gioco con la paglia, il legno e la terra, animando tre piccoli maialini, una scrofa e il lupo.

I tre porcellini non sono tre fratelli ma tre sorelle, non costruiscono da sole per difendersi ma condividono le loro case per arrivare a inventarne insieme una imbattibile, in una “bioedilizia” fantastica. Di fronte a una casa di tale unione il lupo non potrà fare altro che essere invitato ad entrarvi!
Quello che mi ha sempre attirato di più della storia dei Tre porcellini era l’idea di costruire un’intera casa solo con la paglia, solo con il legno e solo con i mattoni. L’interesse per il materiale con cui i tre porcellini costruiscono le loro case, prevaleva nel mio immaginario d’infanzia sullo svolgersi stesso della favola dove il lupo alla fine, povero lupo, perde. I tre petulanti porcellini del musical Disney del 1933, con il suo indimenticabile ritornello, non suscitavano in me simpatia; mi divertiva di più intravedere la casa di paglia con il dettaglio dello zerbino, la casa di legno con una porta che restava in piedi senza le pareti e un pianoforte fatto interamente di mattoni (per non parlare del ritratto del papà dei porcellini sotto forma di salsiccia!). Quando in età ormai adulta ho scoperto i cantieri partecipativi della bioedilizia in paglia e terra cruda ho pensato subito a loro, ai i tre
porcellini. Al posto dei mattoni c’era la terra ma questo non mi allontanava dall’idea che se i tre porcellini si fossero messi insieme a
costruire invece di fare ognuno la propria casetta avrebbero creato una casa in bioedilizia dove vivere tutti insieme per fronteggiare al
meglio il lupo. L’ipotesi che la favola dei Tre porcellini sia stata inventata dalla lobby del mattone per incentivare l’edilizia industriale, ha ulteriormente acceso la mia curiosità. La favola appare per la prima volta nel 1843 in una raccolta inglese. È una di quelle storie che resta in testa facilmente rispetto a favole più antiche. La favola I tre
porcellini ha un andamento lineare, che cavalca lo schema di struttura “a tre” così efficace nel racconto per l’infanzia. Il porcellino
diligente, quello che si salva dal lupo, è un gran lavoratore e, al contrario dei suoi due fratelli che suonano e ballano tutto il giorno e costruiscono le loro case in quattro e quattr’otto, pensa solo a faticare. Ottimo modo di pensare per chi puntava allo sviluppo
industriale di fine ottocento, la borghesia nascente.

Poi ho letto I tre porcellini di Giusi Quarenghi. Nel bellissimo albo illustrato da Chiara Carrer, la storia porta una rivoluzione alla trama: la casa del terzo porcellino, anzi della terza porcellina, è un cerchio di fuoco, un cerchio che permette di stare insieme al sicuro senza chiudersi dentro quattro mura.
Scopro anche che lo spazio dedicato al combattimento di Sumo, il dohyo, è costruito con paglia, terra e legno. Conosco pochissimo il Sumo ma questa coincidenza mi apre a nuove associazioni con il mondo orientale dove la paglia è il triangolo, il legno il quadrato e la terra il cerchio, come il disegno shintoista del monaco Sengai Gibon (1750-1837).
Da tutto questo nasce l’idea dello spettacolo. C’è un lavoro sui materiali, così fortemente evocativi i mondi antichi: la paglia della raccolta del grano, il gioco del costruire capanne di legna nel bosco, il profumo della terra. Poi c’è il lavoro con il teatro di figura che ci permette di aprire al mondo onirico. Anna Fascendini, regista.

"Quando la regista Anna Fascendini mi ha contattata per illustrarmi il progetto teatrale 3 Pigs. Cosa è casa, chiedendomi la disponibilità di essere parte di un “viaggio” ideativo condiviso che portasse alla realizzazione di figure da poter animare all’interno del dispositivo teatrale, ho subito percepito un comune immaginario visivo e la possibilità di giocare con forme, materiali, linguaggi e dimensioni
differenziate. Un immaginario con oscillazioni tra l’onirico e il grottesco, la fiaba e la realtà, l’umano e il non umano.
Inoltre, le parole “Cosa è casa” e il lavoro sui materiali da una parte e dall’altra la costruzione di oggetti/soggetti da animare, incrocia due mondi a me cari: quello del Teatro di Figura e quello dell’architettura.

Nella mia testa e tra le mie mani sono nate immagini, disegni, tracce e colori quasi in maniera bulimica e la permanenza a Campsirago Residenza a contatto e nel confronto continuo con Anna e con tutto il gruppo di “viaggio” ha amplificato e arricchito la mia dimensione creativa.
Sono stati partoriti i porcellini e le altre figure ed insieme a loro illustrazioni più ragionate e disegni invece nati all’improvviso, come una urgenza, dalle suggestioni ed indicazioni di Anna, dalle improvvisazioni delle attrici, Barbara, Sara e Benny, dalla drammaturgia di Sofia e dalla musica di Luca, unico uomo in un gruppo creativo di donne. Quindi “Cosa è casa” se non questo?" 
Mariella Carbone 

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