Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

CHI HA IL CERVELLO LO USI

CHI HA IL CERVELLO LO USI - Immagine: 1
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CHI HA IL CERVELLO LO USI - Immagine: 3
compagnia: La Danza Immobile
di: Corrado Accordino
cast: Alessia Vicardi - Alfredo Colina- Corrado Accordino
regia: Corrado accordino
in collaborazione: FA.DE. Music Production - Heart – Pulsazioni Culturali - Liceo Artistico Nanni Valentini di Monza
durata: 80 minuti
CHI HA IL CERVELLO LO USI
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Scheda tecnica

Nell’estate del 1961 mio padre si trovava in Spagna, a Cadaqués.  era partito dall’italia in moto. Aveva 21 anni, aveva appena finito il militare, e insieme al suo migliore amico Rino avevano deciso di fare un giro dell’Europa su due ruote. Mio padre aveva fatto il paracadutista, da li a poco sarebbe diventato autista di autocarri e giocatore d’azzardo professionista. Ma quell’estate era solo all’inizio del suo percorso di autodistruzione. Si fermarono  a Cadequés per qualche giorno perché qualcuno, durante il viaggio, gli aveva detto che da quelle parti ogni estate, c’era una manifestazione che non potevano perdere. Una gara di tuffi a cui partecipavano tantissimi giovani da tutta Europa. Mio padre e Rino, orgogliosi paracadutisti e giovani incoscienti decisero di parteciparvi. Arrivò il giorno della gara. Vicino alla spiaggia si era radunata mezze Spagna, sembrava. Tra i vari ospiti illustri c’era anche una coppia, Pablo e Jaqueline, che sembrava la vera attrazione del momento. Il premio della gara era una statuetta fatta a mano da questo Pablo, mi avrebbe poi raccontato in seguito mio padre. Lui avrebbe preferito del denaro liquido, ma tant’è.
Fatto è che quel giorno proprio mio padre vinse la gara. E a testimonianza che non furono frottole quelle che raccontò a me e mia sorella fin da piccoli, quella statuetta di 50 centimetri è sempre stata piazzata in bella vista su un anta in salotto. Ora mio padre si trova in carrozzina, è in una casa di riposo da un anno e mezzo. Parla poco, si muove piano, ma non demorde. L’altro giorno volevo fargli una fotografia, ma ha scostato la macchina. Lo capisco, è in quell’età in cui non si va più in moto, e non si ha più molta voglia di scattare le foto, non di se stessi perlomeno, di catturare testimonianze del passaggi del tempo; ma in cui si ha ancora voglia di vivere, forse più che mai. E purtroppo si avvicina quel momento in cui devi fare i conti con quello che lasci, dolori ed eredità. Così l’altro giorno ha chiamato a sé me e mio sorella e ci ha di nuovo raccontato quella storia che da un po' non sentivo. Ma sopratutto si è soffermato sulla statuetta, e sul suo artista: Pablo Picasso. Ah! Adesso iniziano i cazzi!

NOTE DI REGIA
Una stanza d’ospedale, che diverrà la scogliera sul Mediterraneo. Uno spettacolo per tre attori. Un padre e due figli. Lo spettacolo vuole mettere a confronto due generazioni, un padre in carrozzina e due figli con un’imprevista eredità. La pietà e l’avidità in guerra. I ricordi di una gioventù forte, un viaggio indimenticabile per l’europa, gli occhi aperti sul mondo, e l’ultimo viaggio in una corsia d’ospedale prima della chiusura del sipario. La vita com’è e come dovrebbe essere. Un tuffo nel passato per ricordarci come sapevamo amare le sfide e come ci sentiamo oggi, svuotati della forza di affrontare le sfide. Cosa mi ricorderò di mio padre? La sua mano che prendeva la mia piccola mano per attraversare la strada, le urla quando non volevo mangiare il minestrone, il primo schiaffo quando mi ha beccato a fumare, il suo sorriso infinito quando è stato orgoglioso di me, l’intima complicità quando siamo diventati amici, l’odore della stanza d’ospedale, o la statua di Picasso che col cazzo che la lascio a mio sorella?

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