ROSA CONCHIGLIA - ANAÏS NIN E I GIORNI DEL PORNO
Testo Magdalena Barile
Regia Aldo Cassano
Con Debora Zuin
Voce Giovanni Franzoni
Aiuto regia Natascia Curci
Sound design Antonio Spitaleri
Costumi Lucia Lapolla
Scene Aldo Cassano e Lucia Lapolla
Luci Giuseppe Sordi
Ufficio stampa Antonietta Magli
New York 1940. La scrittrice Anaïs Nin è appena scappata da Parigi e dalla guerra, la sua fama di affascinante anticonformista la precede ma il suo lavoro fatica a radicarsi negli ambienti intellettuali newyorchesi. Quando un collezionista privato le commissiona una serie di racconti erotici la cosa si rivela una buona occasione di guadagno. Anaïs raccoglie intorno a sé un circolo di giovani artisti squattrinati e insieme cominciano a scrivere raffinata pornografia in un fitto scambio di storie fra vita vissuta e sogno. Scoprirà che la strada della crisi e della dissolutezza è lastricata di poesia. Rosa Conchiglia racconta la storia di una vocazione ostacolata dalla Storia, di un’esistenza votata ai sensi, di un destino luminoso. Scrivendo storie erotiche, l’autrice scoprì sé stessa, e affinò lo stile dei suoi celebri Diari, per cui negli anni ’60 venne scoperta e celebrata dal movimento femminista.
Negli anni ’70 Anaïs era adorata da stuoli di fans che vedevano in lei un modello di donna e scrittrice che si era creata uno spazio tutto per sé nel maschio mondo della letteratura e faceva il giro degli Stati Uniti con i suoi readings. Alla sua morte era al massimo della fama, quindici anni dopo era già stata dimenticata. Disprezzata dai ben pensanti, ricordata solo per quei racconti erotici scritti a pagamento che lei stessa non voleva pubblicare perché temeva, e aveva ragione, avrebbero offuscato la sua opera. E il sesso è stato da quel momento la cifra che più ha connotato l’identità artistica della Nin che sì, aveva una penna sensuale e libera, ma che non faceva distinzioni di generi letterari quando si trattava di esplorare l’animo umano.
È proprio su questo paradosso, da questo equivoco editoriale che nasce lo spettacolo Rosa Conchiglia. All’inizio degli anni ’40 troviamo Anaïs Nin a New York, ha passato i quarant’ anni, il periodo d’oro della Parigi ruggente e surrealista è finito. C’è la guerra, c’è la miseria. Lo scrittore americano Henry Miller, amante e amico, le procura un lavoro: scrivere racconti erotici per un collezionista privato. Lei accetta, è nelle sue corde. Coinvolge altri amici e poeti squattrinati nell’impresa. Nel frattempo lavora alle sue opere poetiche, si scontra con gli editori che trovano il suo stile troppo ostico per essere pubblicato, decide di comprare una macchina tipografica e pubblicarsi da sola.
Si rappresenta qui l’icona quando era solo una poetessa ai margini che nemmeno le migliori profezie avrebbero convinto di essere destinata a grande fama. Attraverso le relazioni, le lettere, le telefonate, il lavoro di scrittura, una passione di passaggio, si vuole raccontare Anaïs Nin in un circoscritto momento storico che già contiene in controluce tutte le vite del mito che comporrà: la scrittrice, l’amante, la seduttrice, la santa surrealista.
Le parole dell’autrice si intrecciano all’azione scenica: la vecchia soffitta dove abitava a New York diventa un luogo magico che si popola di oggetti e presenze che insieme tessono la trama di una vita vissuta nel sogno e destinata a diventare leggenda.